Amici di tecnologici.net ben ritrovati. A coloro che in passato hanno avuto la bontà di leggere i miei sporadici articoli su questa splendida testata, potrebbe sorgere il dubbio che nel titolo o nell’incipit ci sia un errore: tranquilli non è così e la spiegazione è presto detta. Dopo quasi 6 anni, nei quali gli smartphone che ho utilizzato sono stati tutti rigorosamente prodotti da Xiaomi, l’idea di cambiare mi ronzava in testa già da un bel po’. Così quando ho scoperto che Google avrebbe incluso l’Italia nel lotto di paesi nei quali i suoi nuovi dispositivi sarebbero stati messi sul mercato già nella prima ondata, la scelta è stata praticamente automatica.
E così dopo aver guardato tutte le anteprime reperibili su YouTube ho capito che il Google Pixel 7 Pro sarebbe stato il mio nuovo smartphone e ora, dopo una ventina di giorni di utilizzo, sono pronto a dirvi cosa ne penso con un focus particolare sulla user experience e sulle principali differenze rispetto alle versioni customizzate dai vari brand.
La mia esperienza di unboxing
Partendo dal packaging, se escludiamo la buona qualità dei materiali c’è ben poco da dire. Aprendo la confezione troviamo lo smartphone con una plastica adesiva applicata a protezione del display, un cavo doppio tipo C, un adattatore e il manuale di istruzioni che cela la spilla per la rimozione del carrellino per la nano SIM, mentre sono assenti sia una cover che l’alimentatore per la ricarica. Proprio a proposito della ricarica, essendo sprovvisto di un caricatore, ho deciso di aggiungere al pixel 7 Pro anche il Pixel Stand di seconda generazione.
All’interno della confezione, oltre allo stand, troviamo un caricabatterie da 30 watt e un pratico cavo doppio tipo c da un metro e mezzo, molto comodo quando a fine giornata ci stiamo rilassando con la nostra serie TV preferita e magari il nostro smartphone ha bisogno di un po’ di ricarica. Il Google Pixel Stand di seconda generazione dispone di tre diverse modalità di ricarica che possiamo selezionare dalle impostazioni dello smartphone sotto la voce “Dispositivi connessi“. La ricarica più lenta è chiamata silenziosa, quella ottimizzata e quella più veloce. Quest’ultima sfrutta la presenza di una ventola all’interno dello stand che almeno in questo periodo, con le temperature che iniziano a farsi rigide, non permette allo smartphone di surriscaldarsi minimamente e svolge appieno il suo compito senza essere fastidiosa in termini di rumore anche durante le ore notturne.
Ci sono poi tutta una serie di funzionalità che possiamo impostare, come ad esempio, la modalità automatica “non disturbare” quando lo smartphone è posizionato sullo stand, controllare i dispositivi domotici oppure visualizzare un album fotografico a scelta.
L’esperienza di utilizzo di Pixel 7 Pro
Una volta acceso lo Smartphone per la prima volta, la configurazione iniziale è come sempre rapida e intuitiva. Segnalo però che copiare i dati da uno smartphone non pixel può generare problemi e, quindi, il consiglio è quello di impostare tutto manualmente se provenite da uno smartphone con Android customizzato.
Arrivando all’utilizzo dello Smartphone: il tutto è piacevole nel modo più assoluto. La reattività è ai limiti dell’immediatezza, le animazioni sono morbide e fluide quasi una carezza per gli occhi, il feedback aptico è secco e preciso e l’audio è pieno e avvolgente. Tutto questo potrebbe sembrare ovvio e scontato considerando che stiamo parlando di uno smartphone top di gamma dal prezzo certamente non irrisorio, ma sappiamo bene come non sempre il prezzo alto corrisponda ad alte prestazioni: non è questo il caso. Un altro aspetto della user experience che mi ha decisamente convinto è il funzionamento delle singole app. Non tanto quelle proprietarie di Google (ndr: ci mancherebbe altro direte voi), ma in particolare quelle di terze parti. Dalle app di messaggistica istantanea ai social network, dallo streaming audio e video alle app bancarie, tutto funziona così come uno si aspetta e cioè nel miglior modo possibile.
Oltre a questo ci sono tantissime funzionalità esclusive che renderanno la vostra esperienza di utilizzo davvero piacevole. Una fra tutte è la dettatura vocale di Google Assistant che, al netto di qualche sporadica topica specialmente in termini di punteggiatura, è davvero precisa. Se a tutto questo aggiungete tre Major update e 5 anni di aggiornamenti per la sicurezza garantiti, capite bene come Google abbia puntato tutto sull’esperienza utente e, almeno per il momento, posso dire che l’obiettivo è stato centrato in pieno.
L’esperienza Android stock è quanto di più immediato e intuitivo si possa trovare nel panorama degli smartphone equipaggiati con il sistema operativo del robottino verde e questo da un certo punto di vista è abbastanza surreale se consideriamo che tutt’oggi i Pixel sono prodotti di nicchia, soprattutto in conseguenza dell’incomprensibile quanto inesistente campagna pubblicitaria che Google fa nel nostro paese. Dimenticate il tempo trascorso a smanettare tra permessi e risparmi energetici. Qui tutto è pronto out of the box e una volta impostato tutto secondo i vostri gusti, non vi rimarrà altro che godervi il vostro nuovo acquisto. rispetto alle versioni Android modificate e in particolare alla MIUI, la parola d’ordine è ottimizzazione.
Se escludiamo il fatto che qualche funzione non è presente, al netto del gusto personale e senza voler minimamente denigrare la bontà di altri prodotti, credo di poter affermare che Android stock sia quanto di meglio si possa trovare sul mercato, sia per gli utenti inesperti che per quelli più avvezzi e smaliziati.
Un saluto a tutti gli amici di tecnologici.net, alla prossima.
Articolo a cura di Stefano De Ponte